Madre entra a scuola di notte per rubare il testo del compito in classe della figlia
Con lei c'era la tutor privata della giovane, ex insegnante della scuola. La ragazza era all'oscuro di tutto

In una nazione dove l’eccellenza scolastica è spesso considerata un imperativo morale più che un obiettivo, ciò che è accaduto ad Andong, in Corea del Sud, sembra uscito da un film più che da una cronaca scolastica.
Alle 2 del mattino del 4 luglio, il silenzio di una tranquilla scuola femminile viene interrotto dal suono secco dell’allarme. Le telecamere registrano due figure femminili, incappucciate, che si aggirano furtivamente nel corridoio, cercando di entrare in un ufficio dove sono custodite le copie cartacee dei prossimi esami scolastici. Non si tratta di ladre comuni. Quando la polizia interviene e le arresta il giorno dopo, l’identità delle due donne lascia tutti senza parole: una è la madre di una brillante studentessa, l’altra la sua tutor privata, nonché ex insegnante della stessa scuola.
Madre e tutor nella scuola di notte
Il loro obiettivo? Rubare le prove d’esame per permettere alla ragazza di prepararsi in anticipo, garantirle voti perfetti e mantenerla al vertice della classe. Non per soldi. Non per vendetta. Ma per un ideale distorto di successo.
In un Paese dove la pressione scolastica è tale da spingere molti studenti a dormire solo poche ore per notte e dove il mercato delle lezioni private vale miliardi di dollari, questo episodio ha scioccato anche chi è abituato agli eccessi del sistema educativo sudcoreano.
Eppure, mai prima d’ora si era sentito di una madre che – anziché aiutare la figlia a superare una difficoltà – decidesse di diventare complice di un reato, coinvolgendo un’ex docente in una vera e propria missione clandestina. Il tutto per ottenere un vantaggio competitivo in un’aula scolastica.
La ragazza non sapeva nulla
La vicenda è emblematica non solo per la sua singolarità, ma per ciò che rivela: la linea tra ambizione e ossessione può diventare pericolosamente sottile. La figlia, secondo le prime indagini, non sarebbe stata a conoscenza del piano. Tuttavia, è stata sospesa in via precauzionale, mentre la scuola e il Ministero dell’Istruzione stanno rivedendo le misure di sicurezza e i protocolli di gestione degli esami.
Nel frattempo, l’opinione pubblica si interroga: quanto può spingersi una madre per il successo del proprio figlio? E, soprattutto, quanto pesa davvero un voto in un sistema che sembra premiare il risultato sopra ogni cosa?
Più che un semplice fatto di cronaca, questa vicenda resta come un monito: quando l’istruzione diventa una corsa senza respiro, c’è il rischio che a perdere siano proprio i valori che la scuola dovrebbe insegnare.