Biopirateria

Le formiche che possono valere 200 euro l'una (e che si contrabbandano)

Questo caso fa scuola, e non solo per la sua bizzarria. È un campanello d’allarme per un mercato nero sempre più variegato

Le formiche che possono valere 200 euro l'una (e che si contrabbandano)
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Avete presente quando si parla di contrabbando e vi vengono in mente avori lucenti, pelli pregiate e pappagalli sgargianti? Bene, scordatevi tutto. Siamo nel 2025, e ora il mercato nero ha un nuovo protagonista: minuscolo, laborioso e con sei zampette. Signore e signori, benvenuti nell’era delle formiche di contrabbando.

Le formiche che possono valere 200 euro l'una (e che si contrabbandano)

Le autorità del Kenya, sempre con l’occhio vigile sulla fauna selvatica, hanno appena sgominato un traffico illegale a dir poco sorprendente. Quattro giovani – due belgi freschi di diciannovesimo compleanno, uno vietnamita e uno keniota – sono finiti in manette per aver tentato di esportare clandestinamente migliaia di formiche. E non formiche qualsiasi, ma le aristocratiche Messor cephalotes, originarie solo di Etiopia, Tanzania e Kenya, e considerate vere regine della biodiversità locale. Letteralmente: tra le “prove del misfatto”, c’erano oltre 5.000 regine fecondate, ciascuna capace di fondare un intero impero di insetti nel soggiorno di qualche appassionato europeo o asiatico.

Le formiche che possono valere 200 euro l'una (e che si contrabbandano)
Formiche di contrabbando

Questo mini esercito di insetti vale una fortuna. Su certi siti specializzati, una singola regina può sfiorare i 290 euro. E con 5.000 regine nel bottino... fate voi i conti.

"Operazione epocale"

Il Kenya Wildlife Service ha definito l’operazione “epocale”, e non per eccesso di zelo. Perché qui non si tratta solo di contrabbando, ma anche di biopirateria: ovvero il furto bello e buono di risorse genetiche. Sì, perché la Messor cephalotes è una specie chiave per gli ecosistemi dell’Africa orientale, e il suo prelievo illecito infrange non solo le leggi keniote, ma anche il Protocollo di Nagoya – quel trattato internazionale che, per farla semplice, protegge la biodiversità come fosse un tesoro nazionale (perché lo è).

Le formiche che possono valere 200 euro l'una (e che si contrabbandano)
Messor cephalotes

Anche la Svizzera, tanto per fare un nome, ha firmato il Protocollo nel 2014. Il che rende tutto ancora più globale, perché ora non parliamo solo di formiche che fanno la fila per uscire da un formicaio, ma di una rete internazionale di traffico, con tentacoli digitali che affondano nei forum di collezionisti, nelle scuole che usano insetti per la didattica, e persino nei laboratori di ricerca.

Questo caso fa scuola, e non solo per la sua bizzarria. È un campanello d’allarme per un mercato nero sempre più variegato, che oggi passa dalle zanne ai millepiedi, dai coralli ai coleotteri, e ora anche alle formiche.