PASSATO VS FUTURO

La sconfitta dell'AI: l'Atari 2600 straccia ChatGpt in una partita di scacchi

Una bizzarra sfida fra due mondi lontanissimi, avvicinati da uno dei giochi più comuni del mondo. Anche l'IA ha ammesso i propri limiti

La sconfitta dell'AI: l'Atari 2600 straccia ChatGpt in una partita di scacchi
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Nel mondo della tecnologia, le storie più interessanti non sono sempre quelle che parlano di progressi incredibili o traguardi futuristici. A volte, è guardando indietro che si scoprono episodi tanto curiosi quanto istruttivi. È il caso della bizzarra sfida tra un'intelligenza artificiale moderna, ChatGPT di OpenAI, e un software di scacchi vecchio quasi mezzo secolo: Video Chess, cartuccia per l'Atari 2600 del 1979.

Mettere alla prova l'AI

L’artefice di questo singolare confronto è Robert Caruso, ingegnere presso Citrix, che ha avuto un’idea tanto semplice quanto provocatoria: far giocare ChatGPT-4o contro l’Atari usando un emulatore. L’obiettivo? Mettere alla prova le reali capacità dell’AI linguistica in un ambito ben definito, come gli scacchi, e vedere come se la cava rispetto a un motore “antico” e rudimentale.

Secondo quanto raccontato dallo stesso Caruso in un post pubblicato su LinkedIn, l’esperimento è partito con una semplice domanda: “L’IA moderna può battere un motore scacchistico di 8 bit del 1979?” La risposta è arrivata dopo 90 minuti di gioco... ed è stata un sonoro “no”.

Una sfida impari: cosa è andato storto per ChatGpt?

Fin dai primi turni, ChatGPT ha cominciato ad arrancare. Non riusciva a riconoscere correttamente i pezzi sulla scacchiera Atari, confondendo alfieri con torri e cavalli con pedoni, a causa della grafica estremamente stilizzata del gioco. Ma il problema non era solo estetico: anche con il passaggio alla notazione scacchistica classica, l'IA continuava a sbagliare mosse, a dimenticare la posizione dei pezzi, a fare mosse illegali o completamente prive di senso tattico.

“ChatGPT ha commesso così tanti errori che verrebbe deriso persino in un circolo di scacchi delle scuole elementari”, ha scritto Caruso con una certa ironia.

A un certo punto, l’ingegnere ha dovuto intervenire attivamente per evitare disastri strategici da parte del chatbot, che più volte ha chiesto di ricominciare da capo, come un principiante frustrato davanti a un avversario troppo forte.

Dall’altra parte, il motore scacchistico dell’Atari 2600 ha semplicemente fatto il suo lavoro: senza intelligenza artificiale, senza reti neurali, senza apprendimento automatico. Solo algoritmi basilari di forza bruta e una logica ferrea quanto ostinata. Un cuore digitale da 1.19 MHz che, nonostante i suoi limiti, ha schiacciato l’avversario moderno a livello principiante.

La testardaggine del 1977 ha avuto la meglio sull’intelligenza artificiale del 2024”, ha commentato Caruso. Una frase che, oltre al sarcasmo, porta con sé una riflessione più ampia.

I limiti di ChatGpt

ChatGPT ha risposto in modo diretto e onesto quando gli è stato chiesto il motivo della sconfitta. Il modello ha ammesso i propri limiti: non è un motore scacchistico, ma un modello linguistico. Non “vede” la scacchiera, non memorizza le mosse come farebbe un programma progettato appositamente per giocare a scacchi, né è in grado di valutare concretamente vantaggi materiali o minacce. Può parlare di scacchi in modo convincente, ma giocarli è un’altra storia.

L’assenza di una memoria dinamica in tempo reale, la difficoltà nel gestire posizioni astratte e la mancanza di un vero “motore tattico” rendono ChatGPT vulnerabile in un gioco che richiede precisione, logica e visione spaziale. In effetti, è per questo che esistono plugin come ChessGPT o si ricorre a motori come Stockfish per ottenere vere prestazioni scacchistiche.

A conti fatti, l’esperimento di Caruso non è stato tanto un fallimento dell’IA, quanto un brillante promemoria: ogni tecnologia ha il suo contesto e le sue specializzazioni. ChatGPT eccelle nella generazione di testo, nella comprensione del linguaggio naturale, nella scrittura creativa o nella programmazione. Ma chiedergli di battere un software di scacchi, per quanto primitivo, è farlo giocare fuori dal suo campo abituale.

Eppure, proprio questo confronto così impari ha un fascino irresistibile. È una piccola vendetta del passato sul futuro, una dimostrazione che anche una console di legno con cartucce a incastro può ancora tenere testa alle tecnologie più avanzate, se il campo di gioco è quello giusto.

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