ascoltare l'invisibile

In Islanda le strade si piegano per rispetto… agli elfi!

Non è fantasia né favola per bambini: l’invisibile si ascolta sul serio. Fra deviazioni stradali, rocce sacre e folklore vivo

In Islanda le strade si piegano per rispetto… agli elfi!
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In Islanda le strade non vanno sempre dritte. Non per colpa di vulcani, montagne o ingegneri distratti. A volte l’asfalto si piega… per fare spazio agli elfi.

Esiste una lunga tradizione legata agli Huldufólk, il “popolo nascosto”, che per molti non è solo folklore nordico, ma una parte viva e rispettata del paesaggio. Non si vedono, ma sono lì. E, soprattutto, non si disturbano.

Il popolo invisibile che ferma le ruspe

Capita, infatti, che un progetto edilizio venga rallentato o addirittura sospeso perché passa in una zona considerata abitata dagli elfi. È successo nel 2013 nei pressi di Garðabær: una superstrada è stata fermata per proteggere una roccia ritenuta dimora spirituale. Ma non è un caso isolato. Secondo una ricerca dell’Università d’Islanda, più del 60% degli islandesi non esclude la possibilità che gli elfi esistano davvero.

In Islanda le strade si piegano per rispetto… agli elfi!
Casette per elfi, Islanda

Come riassume bene un servizio della BBC, in Islanda “una roccia non è solo una roccia”: può essere sacra, abitata, o semplicemente custode di una storia che non si vede, ma si sente.

Non (solo) leggenda: è un modo di stare al mondo

Il professor Terry Gunnell, esperto di folklore islandese, invita a non liquidare tutto come superstizione. Nel suo libro Elves in Iceland: Folklore and the Natural Landscape, spiega che gli elfi sono “un’estensione del paesaggio”. In altre parole, un modo per ricordarci che la natura ha ancora qualcosa da dire – anche se in silenzio.

Stessa linea di pensiero per Valdimar Hafstein, docente all’Università d’Islanda, che descrive l’Huldufólk come “una forma di sapere che si muove tra razionalità e immaginazione, tra realtà e rispetto simbolico”. Non è tanto questione di crederci, quanto di comportarsi come se fosse possibile.

Una sospensione del giudizio, insomma, che lascia spazio all’invisibile.

Elfi, rocce e… il modo in cui parliamo della morte

Questa attenzione all’invisibile apre anche un’altra porta, meno magica ma altrettanto affascinante: quella della death education, l’educazione alla morte. Un tema profondo, che in Islanda trova un’inaspettata metafora in quelle rocce “intoccabili”.

Non toccarle significa rispettare qualcosa che non si vede ma che continua a parlare. Un po’ come il dolore dopo una perdita: invisibile, sì, ma reale. Accettare l’assenza, attraversarla, senza fretta di cancellarla.

In fondo, come dicono gli studiosi islandesi, non serve per forza credere agli elfi per capirne il messaggio. Basta fermarsi ogni tanto, osservare, e magari fare una curva in più. Perché a volte l'invisibile merita davvero spazio.