La storia di Edith Macefield, la donna che costrinse i costruttori a realizzare un centro commerciale attorno alla sua casa
Rifiutò un milione per la sua abitazione e diventò una leggenda

In un mondo in cui il cemento spesso si sostituisce ai ricordi e le ruspe cancellano la memoria dei luoghi, la storia di Edith Macefield risuona come un’eco potente di determinazione e resistenza. Questa anziana signora di Seattle è diventata un simbolo di fermezza e attaccamento ai propri valori, opponendosi con coraggio allo sviluppo urbano che voleva inghiottire la sua casa. La sua storia ha fatto il giro del mondo, ispirando libri, murales, e persino un film d’animazione.
Edith Macefield, la donna che disse “no” al progresso
Nel 2006, Edith Macefield, allora 84enne, rifiutò un’offerta di 1 milione di dollari per vendere la sua casa a Ballard, un quartiere di Seattle. Le imprese edili volevano costruire un grande centro commerciale proprio dove sorgeva la sua abitazione, una modesta casetta costruita nel 1900. Di fronte all’irremovibilità della donna, gli sviluppatori decisero di costruire attorno alla casa, che così rimase incastonata tra le pareti del nuovo complesso.
Il film "ispirato" alla sua storia?
La scena sembrava uscita da un film, e non a caso molti la associarono a “Up”, il film d’animazione Pixar uscito nel 2009, che racconta la storia di un anziano signore che si rifiuta di lasciare la sua casa per far posto a nuovi palazzi. Anche se i creatori del film negarono qualsiasi ispirazione diretta, la somiglianza era innegabile.
Chi era Edith Macefield?
Edith non era una semplice signora anziana legata ai ricordi. Era una donna dal passato affascinante: si racconta che durante la Seconda guerra mondiale lavorò per l'intelligence britannica. Condusse una vita riservata e, negli ultimi anni, accudì la madre malata fino alla sua morte.
Alla base del suo rifiuto non vi era solo una questione economica, ma una scelta di vita: non voleva spostarsi, non voleva abbandonare la casa che rappresentava tutto il suo mondo.
Il legame con il costruttore
Paradossalmente, proprio uno degli uomini coinvolti nella costruzione del centro commerciale, Barry Martin, sviluppò un profondo legame con Edith. Vedendola sola e in difficoltà, iniziò a prendersi cura di lei, accompagnandola dal medico e aiutandola con le faccende quotidiane. Quando Edith morì nel 2008, lasciò la casa in eredità proprio a Barry Martin.
Eredità e simbolo
Oggi la casa di Edith Macefield, seppur vuota e spesso soggetta a incertezze sul suo futuro, è diventata un simbolo di resistenza urbana. Molti cittadini la considerano un monumento al coraggio individuale contro la gentrificazione e la speculazione edilizia. Su una delle pareti del centro commerciale, un murale con dei palloncini colorati (un chiaro riferimento a Up) celebra la sua memoria.
In un’epoca in cui il “progresso” spesso ignora le radici e i legami affettivi, la vicenda di Edith ci ricorda che non tutto ha un prezzo, e che a volte la più semplice delle case può diventare un baluardo contro l’omologazione e l’indifferenza.