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Addio microplastiche? Arriva dal Giappone una plastica che si scioglie in mare

Non si spezza in frammenti, non fluttua per anni tra le onde, non si deposita nei sedimenti. Semplicemente, sparisce. E lo fa in poche ore

Addio microplastiche? Arriva dal Giappone una plastica che si scioglie in mare
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Potremmo essere a un passo da una piccola rivoluzione verde: dire finalmente addio alle temute microplastiche che infestano oceani, spiagge, suoli... e persino i nostri corpi. L'annuncio arriva dal Giappone, dove un gruppo di ricercatori del prestigioso istituto Riken, nel 2024, ha sviluppato un materiale innovativo che potrebbe cambiare per sempre il modo in cui produciamo e smaltiamo la plastica.

Addio microplastiche? Arriva dal Giappone una plastica che si scioglie in mare

Questa nuova plastica è resistente come quelle tradizionali, ma ha un superpotere in più – si dissolve completamente nell’acqua di mare. Non si spezza in frammenti, non fluttua per anni tra le onde, non si deposita nei sedimenti. Semplicemente, sparisce. E lo fa in poche ore. Una magia della chimica? No, scienza applicata con intelligenza e lungimiranza.

Il segreto sta nei legami molecolari che tengono insieme il materiale: sono stabili in quasi tutte le condizioni... tranne che in presenza di acqua marina. Una volta immerse, le catene si spezzano e la plastica si scioglie. Fine della storia. O meglio, inizio di una nuova.

La scoperta, pubblicata sulla prestigiosa rivista Science, arriva in un momento quanto mai opportuno. Proprio di recente, un altro studio (stavolta su Environmental Research Letters) ha mostrato che la famigerata "isola di plastica" nel Pacifico settentrionale sta crescendo a un ritmo allarmante. La nuova plastica made in Japan potrebbe essere la risposta concreta a questo incubo galleggiante.

Biodegradabile nel suolo

Ma le buone notizie non finiscono qui. Oltre a essere solubile in mare, il nuovo materiale è completamente biodegradabile nel suolo – scompare nel giro di dieci giorni – ed è anche riciclabile. In più, è sicuro: non è tossico, non è infiammabile, e può essere lavorato come le plastiche più comuni, modellandosi facilmente sopra i 120 gradi.

Versatile? Eccome. I ricercatori guidati da Takuzo Aida sono riusciti a creare varianti del materiale per ogni esigenza: dai polimeri duri e resistenti ai graffi, fino a versioni flessibili, quasi gommose, simili al silicone. Insomma, una plastica per ogni uso, ma senza l’ingombrante fardello dell’inquinamento.

La sfida adesso è portare questa scoperta fuori dai laboratori. Perché il sogno diventi realtà, serve l’impegno di industria e istituzioni. Solo con un’adozione su larga scala questa plastica rivoluzionaria potrà davvero contribuire a ridurre l’accumulo di microplastiche nei mari e nei suoli, con benefici enormi per l’ambiente e per la salute pubblica.

Renderla competitiva

La prossima tappa? Rendere questa tecnologia economicamente competitiva. Gli scienziati sono già al lavoro per abbattere i costi e favorirne l’uso in ambiti cruciali come l’imballaggio e la produzione industriale. Ma il messaggio è chiaro: il futuro della plastica dovrà essere sostenibile. E questa innovazione potrebbe essere la chiave per aprire una nuova era. Che sia l’inizio di un mondo senza plastica nei pesci... e nei nostri piatti?