Se l'uomo si estinguesse, i polpi potrebbero dominare la Terra: perché il futuro potrebbe avere... i tentacoli
Considerato tra gli animali più intelligenti del pianeta, la mente del polpo è qualcosa che sfida le nostre categorie. E se un giorno dominasse la Terra?

Immaginate un futuro senza esseri umani. Nessun grattacielo, nessuna auto, nessun Wi-Fi. Solo oceani, isole, foreste e silenzio. In questo scenario post-umano, la natura non si ferma: si reinventa. E secondo una sorprendente ipotesi del biologo Tim Coulson dell’Università di Oxford, a raccogliere l’eredità dell’intelligenza umana potrebbero essere… i polpi.
Sì, proprio loro: molluschi tentacolari, silenziosi abitanti degli abissi, già oggi considerati tra gli animali più intelligenti del pianeta. E se vi sembra fantascienza, pensate che non siete i soli a stupirvi: la teoria, pur essendo ancora speculativa, ha attirato l’interesse di biologi, antropologi e divulgatori scientifici, tutti affascinati dall’idea che l’evoluzione dell’intelligenza possa prendere una piega totalmente diversa da quella che conosciamo. (immagine di copertina creata con AI)
Un cervello in ogni braccio: polpi geni degli abissi
La mente del polpo è qualcosa che sfida le nostre categorie. Due terzi dei suoi neuroni non si trovano nel cervello, ma nei tentacoli, che agiscono quasi come entità autonome: esplorano, toccano, memorizzano, reagiscono, persino dopo essere stati amputati. Sì, avete letto bene: un braccio reciso può ancora afferrare oggetti e mimetizzarsi. Macabro? Forse. Straordinario? Senza dubbio.
Attraverso queste “braccia pensanti”, i polpi percepiscono odori e sapori, analizzano l’ambiente e risolvono problemi. Alcuni studi raccontano di polpi che aprono barattoli, imparano osservando altri individui, fuggono da vasche chiuse o distinguono tra diversi esseri umani. In pratica, si comportano come piccoli geni degli abissi.

Secondo il professor Coulson, se i polpi riuscissero a evolversi in specie più sociali e longeve, potrebbero un giorno sviluppare vere e proprie strutture comunitarie: rudimentali città sottomarine fatte di gusci, rocce e forse strumenti. Potrebbero persino creare forme di comunicazione complesse, basate su segnali visivi, cambi di colore e comportamenti condivisi.
Certo, la strada è lunga. La loro dipendenza dall’acqua salata, la difficoltà di costruire tecnologia sott’acqua e la loro tendenza alla solitudine sono ostacoli reali. Ma non è la forza che crea civiltà, ci ricorda Coulson: è la capacità di adattarsi, di risolvere problemi, di immaginare soluzioni. E in questo, i polpi sono già molto avanti.
Una futura civiltà di polpi?
Nuove ricerche hanno rivelato che i polpi possiedono una straordinaria complessità neuronale. Studi della Rockefeller University hanno osservato comportamenti difensivi appena svegli, lasciando ipotizzare che questi animali possano addirittura sognare. E la scoperta di un’espansione dei microRNA nei loro tessuti cerebrali, simile a quella dei vertebrati con cervelli complessi, apre nuovi scenari sull’origine della coscienza negli invertebrati.

Lo zoologo Andrew Whiten ha lanciato una provocazione: se un giorno l’uomo scomparisse, il polpo potrebbe seguire la stessa traiettoria che portarono i piccoli mammiferi a dominare la Terra dopo l’estinzione dei dinosauri. Sarebbe l’inizio di un nuovo ciclo evolutivo, con protagonisti silenziosi e tentacolari.
Dunque, i polpi costruiranno mai città, scriveranno libri o inventeranno Internet? Probabilmente no. Ma forse non è questo il punto. La vera lezione è che la vita non smette mai di provare che l’intelligenza può assumere forme inaspettate. E che il futuro della civiltà, in un mondo senza l’uomo, potrebbe essere scritto da creature che oggi ci osservano silenziose da una fessura tra le rocce, a decine di metri sotto la superficie del mare. Dopotutto, l’evoluzione ha già prodotto cose un tempo considerate impossibili.