FOLLIA ROBOTICA O ERRORE UMANO?

"La ribellione delle macchine": il robot impazzisce e colpisce i suoi ingegneri

Durante un test tecnico apparentemente di routine, il robot ha improvvisamente iniziato a muoversi in modo violento e caotico

"La ribellione delle macchine": il robot impazzisce e colpisce i suoi ingegneri
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Nel mondo della robotica e della scienza, gli imprevisti durante gli esperimenti sono parte del gioco. Ma quello che è successo di recente nella sede dell’azienda cinese Unitree, a Hangzhou, ha superato le aspettative… e spaventato più di qualcuno.

Una fune, un algoritmo e… il panico

Durante un test tecnico apparentemente di routine, il protagonista – un robot antropomorfico di nome H1 – ha improvvisamente iniziato a muoversi in modo violento e caotico: braccia e gambe agitate con forza, movimenti scomposti e del tutto imprevedibili. La scena, ripresa dalle telecamere di sorveglianza, è rapidamente diventata virale sui social, suscitando preoccupazioni e battute da film di fantascienza. Qualcuno ha addirittura parlato di “ribellione robotica”.

Ma cos’è successo davvero?

 

 

Secondo quanto riferito dagli ingegneri di Unitree, l’H1 era sospeso a una gru tramite una fune di sicurezza fissata alla testa, una pratica comune durante le fasi di test per evitare cadute accidentali. Tuttavia, l’algoritmo di bilanciamento del robot non era stato programmato per gestire vincoli fisici come una fune attaccata al capo. Il risultato? Il robot ha “creduto” di essere in caduta libera e ha reagito di conseguenza.

Convinto di dover correggere costantemente il proprio equilibrio, ha iniziato ad attivare movimenti correttivi sempre più ampi, cercando disperatamente – almeno secondo la sua logica interna – di rimanere in piedi. Il comportamento appariva estremo e irrazionale, al punto da colpire due ingegneri presenti nella stanza e mandare in crash il computer che lo stava controllando.

Un errore umano dietro la “follia” robotica

A dispetto delle apparenze, il robot non ha quindi avuto un attacco di coscienza o un momento di ribellione. Gli esperti hanno chiarito che si è trattato di un mix tra configurazioni software errate e complicazioni nei dati dei sensori. In altre parole, l’H1 ha semplicemente fatto quello per cui era stato programmato, ma in un contesto non previsto dal codice: una variabile non considerata ha mandato tutto in tilt.

"La ribellione delle macchine": il robot "impazzisce" e colpisce i suoi ingegneri
L’incidente è servito come lezione importante agli ingegneri dell'Unitree

Asimov aveva già pensato a tutto?

Curiosamente, episodi come questo fanno tornare in mente le famose Tre Leggi della Robotica, formulate dallo scrittore Isaac Asimov nei suoi racconti di fantascienza:

  1. Un robot non può recare danno a un essere umano né, per inazione, permettere che un essere umano subisca danno.

  2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.

  3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché ciò non contrasti con le prime due leggi.

Nel caso dell’Unitree H1, il robot ha violato la Prima Legge? Apparentemente sì, avendo colpito due ingegneri. Ma in realtà no: l’H1 non era dotato di un sistema etico come quello immaginato da Asimov, bensì operava in base a semplici parametri fisici e sensoriali. Non ha scelto di ferire: ha reagito a un contesto che non sapeva interpretare. La “coscienza” robotica, in questo caso, non c’entra nulla.

I limiti della programmazione umana

Il fatto che il robot apparisse “posseduto” ha colpito l’immaginazione collettiva, alimentando le solite discussioni sulla sicurezza dell’intelligenza artificiale e sulla possibilità – tanto affascinante quanto inquietante – che le macchine possano un giorno sfuggire al nostro controllo.

Per fortuna, nessuno è rimasto ferito in modo grave, e l’incidente è servito come lezione importante: anche i robot più avanzati restano strettamente legati ai limiti della programmazione umana. Una fune dimenticata può trasformarsi in un piccolo disastro. Insomma, non è stata la “ribellione delle macchine”. Ma di certo, è stata una giornata che gli ingegneri della Unitree non dimenticheranno facilmente.

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