Immaginate di svegliarvi una mattina e accorgervi che il sole… non splende più. Non si tratta di un’eclissi, né di un film post-apocalittico. È tutto vero, è già successo e la data è ben precisa: l’anno 536 dopo Cristo.
Quello che gli storici considerano l’anno peggiore della storia umana non iniziò con una guerra o una pestilenza, ma con qualcosa di molto più inquietante: il sole smise di brillare. Per 18 mesi consecutivi, gran parte dell’emisfero settentrionale visse in una sorta di crepuscolo perpetuo. L’Europa, il Medio Oriente e l’Asia centrale furono avvolti da una coltre grigia che oscurò i cieli e stravolse la vita.
Ma cosa accadde davvero?
Non sono solo i moderni climatologi a dircelo: anche gli antichi erano terrorizzati. Lo storico bizantino Procopio di Cesarea raccontò che il sole “emetteva la sua luce senza splendore, come la luna”. Cassiodoro, scrittore e statista romano, parlava di un sole “bluastro” che non scaldava più e di corpi che non proiettavano ombre. Perfino le cronache irlandesi, come gli Annali dell’Ulster, annotarono con secca disperazione: “Mancanza di pane nell’anno 536”.
Per secoli, nessuno è riuscito a spiegare con certezza l’origine di quel buio misterioso. Poi è arrivata la scienza moderna. Studi sulle carote di ghiaccio prelevate dalla Groenlandia hanno rivelato la presenza di enormi quantità di solfati e cenere vulcanica databili proprio al 536 d.C.
La causa? Una o più gigantesche eruzioni vulcaniche — forse in Islanda, forse in Indonesia, forse in America Centrale. Quelle esplosioni riempirono la stratosfera di particelle che riflettevano la luce del sole, abbassando le temperature globali tra i 1,5 e i 2,5 gradi. Un calo che oggi considereremmo catastrofico, e lo fu anche allora.
Un mondo senza estate
Gli alberi smettono di crescere, i raccolti falliscono, le carestie dilagano. Gli anelli degli alberi dell’epoca (sì, si possono leggere come un diario climatico!) risultano strettissimi, segno inequivocabile di annate fredde e poco produttive. È l’inizio di quella che gli studiosi oggi chiamano LALIA – Late Antique Little Ice Age, la Piccola Era Glaciale Tardoantica.
La combinazione di buio, freddo e fame non solo provocò milioni di morti, ma innescò anche spostamenti di popoli, crolli di imperi e probabilmente influenzò la diffusione delle epidemie. Alcuni studiosi suggeriscono persino che il calo di vitamina D — causato dalla scarsa esposizione al sole — abbia indebolito il sistema immunitario delle popolazioni, rendendole più vulnerabili ai batteri.
Insomma, il 536 fu una tempesta perfetta, un domino di disastri che partì dal cielo per arrivare ai campi, alle città, alle dinastie e alle civiltà.
Una lezione dal passato
Oggi, mentre ci confrontiamo con il cambiamento climatico innescato dalle attività umane, questa storia antica ci mette in guardia. La natura ha un potere immenso e sottovalutarla è un errore. Ma, a differenza dei nostri antenati, noi possiamo prevedere e prevenire, se siamo abbastanza lungimiranti.
Perciò, se mai vi sembrerà che il presente sia troppo difficile da affrontare, ricordatevi dell’anno 536: il periodo in cui il sole scomparve e l’umanità sopravvisse al buio più lungo della storia.