I rotoli del Mar Morto sono più antichi del previsto: a svelarlo è l'intelligenza artificiale
Con "Enoch" è diventato possibile addestrare una rete neurale a riconoscere l’età di un manoscritto osservando come sono scritte le lettere

Sigillati per oltre duemila anni in oscure grotte del deserto della Giudea, migliaia di frammenti di pergamene attendevano solo un ulteriore sviluppo tecnologico per raccontare la loro storia. Oggi, grazie a un’intelligenza artificiale chiamata Enoch – proprio come il personaggio biblico rapito in cielo per la sua sapienza – quei rotoli stanno finalmente parlando. E stanno sorprendendo anche gli studiosi più cauti.
Il ritrovamento sulle rive del Mar Morto
Ma partiamo dall’inizio. Tra il 1947 e il 1956, nelle grotte di Qumran, sulle rive del Mar Morto, furono scoperti quasi mille rotoli antichissimi. Alcuni contenevano testi biblici come Isaia, Daniele, l’Ecclesiaste, altri erano commentari o testi settari. Si trattava della più importante scoperta archeologica del XX secolo per lo studio delle origini dell’ebraismo e del cristianesimo. Eppure, c’era un problema: quando erano stati scritti esattamente?
Per decenni, gli studiosi si sono affidati alla paleografia – l’analisi della scrittura a mano – per provare a datare i rotoli. Alcuni frammenti furono anche sottoposti al carbonio-14, ma con risultati incerti. Perché? Beh, negli anni Cinquanta, per renderli leggibili, i restauratori avevano passato olio di ricino sui rotoli. E questo, come potete immaginare, confonde parecchio le analisi chimiche.
La svolta: una macchina del tempo chiamata Enoch
Con l'arrivo di Enoch però tutto è cambiato. Un progetto europeo ambizioso, chiamato "Le mani che scrissero la Bibbia", ha unito le forze di tre università – Groningen (Paesi Bassi), Southern Denmark e Pisa – per fare qualcosa di mai tentato prima: addestrare una rete neurale a riconoscere l’età di un manoscritto osservando come sono scritte le lettere. Un po’ come se un detective potesse capire non solo chi ha scritto una lettera, ma quando l’ha fatto, solo guardando l’inchiostro.
La squadra dell’Università di Pisa, guidata dalle professoresse Ilaria Degano e Maria Perla Colombini, ha sviluppato un delicatissimo protocollo per rimuovere ogni traccia di contaminante dai rotoli – inclusi i vecchi restauri – senza rovinarli.
“È stata una sfida incredibile, abbiamo lavorato su materiali unici e fragilissimi”, ha raccontato la professoressa Degano.
Una volta ottenuti campioni “puliti”, sono stati datati al carbonio-14. E questi dati sono diventati il carburante per Enoch.
Come funziona Enoch?
Il cuore di Enoch è BiNet, una rete neurale profonda progettata per analizzare la forma dei caratteri manoscritti e le tracce di inchiostro. In pratica, l’algoritmo impara a riconoscere lo stile di scrittura associato a un certo periodo storico. Poi, lo applica a manoscritti non ancora datati e stima la loro età con una precisione incredibile: solo 30-50 anni di margine di errore, meglio perfino di alcune tecniche radiometriche.
È stato testato su 135 rotoli del Mar Morto. In più dell’80% dei casi, le sue stime sono risultate compatibili con quelle ottenute da esperti umani. Ma la vera sorpresa? Molti manoscritti sono risultati più antichi di quanto si pensasse.

Prendiamo per esempio due frammenti biblici: 4QDanielc (dal libro di Daniele) e 4QQoheleta (dall’Ecclesiaste). Secondo Enoch, risalgono al II e al III secolo a.C., cioè proprio all’epoca in cui si ritiene siano vissuti gli autori dei testi. È la prima volta che si riesce ad associare con tanta precisione dei frammenti biblici al tempo dei loro presunti estensori. In altre parole, non sono copie successive: sono quasi originali.
Anche gli stili di scrittura hanno raccontato nuove storie. Lo stile asmoneo, un tempo datato tra 150 e 50 a.C., compare in manoscritti che risalgono forse già alla fine del III secolo a.C. E lo stile erodiano, che si pensava più recente, compare già dalla fine del II secolo a.C., sovrapponendosi a quello asmoneo per molto più tempo del previsto. Questo suggerisce un ambiente culturale molto più complesso di quanto immaginavamo.
Un futuro che riscrive il passato
Non tutti sono d’accordo. Alcuni studiosi mettono in guardia: la datazione al radiocarbonio, infatti, riguarda il materiale (come la pergamena), non il momento esatto della scrittura. E il numero di campioni usati per addestrare Enoch, dicono, potrebbe non essere ancora sufficiente per trarre conclusioni definitive.
Ma una cosa è certa: la tecnologia ha aperto una nuova porta sul passato. Con oltre mille rotoli ancora da analizzare, Enoch è solo all’inizio del suo viaggio.

E per chi pensava che la Bibbia fosse stata modificata, manipolata, riscritta nel tempo… beh, confrontando i Rotoli del Mar Morto con i testi attuali, si è scoperto che coincidono al 95% parola per parola, con solo leggere differenze ortografiche. Dopo duemila anni, la Bibbia è rimasta quasi intatta.
Un colpo di scena che lascia molti a bocca aperta. E ci ricorda che, nel cuore del deserto, ci sono ancora storie pronte a risvegliarsi. Basta solo avere orecchie – e algoritmi – per ascoltarle.