Come funziona la lingua "robot" che riconosce i gusti come gli esseri umani
In futuro potrebbe restituire il senso del gusto a persone con malattie e danni neurologici

Immaginate una lingua artificiale capace di distinguere tra dolce e salato, di riconoscere il gusto del caffè o quello della Coca-Cola. Non è un racconto di fantascienza, ma una curiosità scientifica destinata – forse – a diventare realtà.
A lavorarci sono i ricercatori dell’Università dell’Accademia delle Scienze di Pechino, che hanno sviluppato un prototipo capace di “sentire i sapori” in modo simile al nostro apparato gustativo.
Un progetto ambizioso, con una missione concreta: aiutare le persone che hanno perso il senso del gusto, spesso a causa di traumi, malattie neurodegenerative come il Parkinson, la sclerosi multipla o patologie che provocano anosmia.

Una lingua fatta di grafene
Alla base di questo innovativo dispositivo c’è un materiale ormai diventato il preferito degli scienziati in molti settori: il grafene. O, meglio, il suo derivato, l’ossido di grafene, che ha una caratteristica fondamentale per questo tipo di applicazione: è idrofilo, cioè si lega facilmente con l’acqua.
Proprio come accade nella nostra bocca, dove l’umidità è essenziale per percepire i sapori, il sensore riesce a funzionare in ambienti umidi simulando in modo più fedele la nostra esperienza gustativa.
Il “memristore” che ha memoria dei sapori
Il cuore tecnologico del dispositivo è un memristore, un componente elettronico molto particolare che cambia la propria resistenza elettrica in base alla quantità di corrente ricevuta, “ricordando” così le interazioni passate. Quando il sensore entra in contatto con una sostanza chimica – come una soluzione zuccherina o salina – la sua resistenza cambia. Questa variazione viene poi letta e interpretata da un sistema di intelligenza artificiale che assegna un “significato gustativo” alla sostanza: amaro, dolce, acido, salato… o anche qualcosa di più complesso.
Il bello? Il sensore impara. Una volta addestrato a riconoscere certi gusti, è in grado di identificarli di nuovo con una precisione che ha stupito gli stessi ricercatori: oltre il 90% di accuratezza, anche con sapori compositi come quello del caffè o della Coca-Cola.
Il futuro: dalla tavola al cervello
Per ora si tratta di un prototipo, ancora lontano da applicazioni cliniche. Ma l’obiettivo dichiarato del team cinese è molto chiaro: trasformare questa lingua elettronica in un dispositivo impiantabile o indossabile, biocompatibile e collegabile al sistema nervoso. In pratica, una protesi gustativa da utilizzare in ambito medico per restituire il senso del gusto a chi lo ha perduto.
Ovviamente, prima di arrivarci serviranno ulteriori studi, verifiche di sicurezza sui materiali e sviluppi tecnologici per miniaturizzare il sistema. Ma la strada è tracciata.
Un passo oltre i cinque sensi?
L’invenzione di questa “lingua elettronica” apre anche altri scenari: immaginate dispositivi in grado di testare la qualità degli alimenti, riconoscere sostanze tossiche o perfino aiutare chef e sommelier in cucina. Ma più di tutto, offre una prospettiva concreta a chi ha perso uno dei sensi più legati al piacere della vita quotidiana.
Una dimostrazione affascinante di come tecnologia, intelligenza artificiale e materiali innovativi possano ricreare – e forse un giorno migliorare – le meraviglie della biologia umana.