Secondo i dati più recenti, la media europea di riciclo dei rifiuti urbani si attesta attorno al 48-50%. L’Italia si posiziona leggermente al di sopra di questa media, con un tasso di riciclo del 52% nel 2022, un dato in crescita rispetto agli anni precedenti, ma ancora lontano dalla performance di Paesi come la Germania (67%), ma soprattutto come la Svezia, salita agli onori delle cronache per un primato davvero singolare.
Svezia “campione del riciclo”
Mentre molti Paesi europei si confrontano ancora con il problema dello smaltimento dei rifiuti, la Svezia si afferma come un vero e proprio “campione del riciclo”, trasformando un potenziale problema in una risorsa economica. Il Paese scandinavo, infatti, ha quasi completamente eliminato le discariche, raggiungendo un traguardo straordinario: meno dell’1% dei suoi rifiuti finisce in discarica. Un dato che la posiziona ai vertici delle classifiche europee e la rende un modello da imitare.
Questo successo, frutto di politiche ambientali lungimiranti e di un forte senso civico, ha però portato a una situazione paradossale.
La Svezia, infatti, produce così pochi rifiuti da non riuscire a mantenere a pieno regime i suoi efficienti impianti di incenerimento e termovalorizzazione. Per sopperire a questa “carenza”, il Paese è diventato il principale importatore di rifiuti d’Europa, accogliendo ogni anno circa 1,3 milioni di tonnellate di scarti da altre nazioni, tra cui anche l’Italia. Un’operazione che, oltre a risolvere i problemi di smaltimento di altri Paesi, si è trasformata in un lucroso business, generando per la Svezia introiti stimati tra 1,5 e 2 miliardi di euro all’anno.