Non capita tutti i giorni di imbattersi in una creatura che sembra uscita da un film di fantascienza, soprattutto se si parla di… formiche. Eppure è successo davvero: in Brasile è stato ritrovato il fossile della cosiddetta “formica infernale”, un insetto vissuto ben 113 milioni di anni fa, nel pieno del Cretaceo.
Un fossile che dormiva da anni
La scoperta non è avvenuta durante uno scavo, come si potrebbe pensare, ma dentro le collezioni del Museo di Zoologia dell’Università di San Paolo. Il fossile era lì da tempo, custodito in una lastra di pietra calcarea proveniente dalla famosa formazione di Crato, nel nord‐est del Brasile. Soltanto una revisione recente ha permesso di notarlo e di riconoscerlo per quello che era: la formica più antica mai trovata.
Perché “infernale”?
Il soprannome non è un’esagerazione giornalistica. Questo insetto appartiene al gruppo delle Haidomyrmecinae, formiche estinte caratterizzate da mandibole davvero particolari: invece di chiudersi lateralmente, come avviene nelle formiche comuni, erano rivolte in avanti, simili a falci pronte a trafiggere le prede. Un aspetto tanto bizzarro da farle sembrare quasi creature aliene.
Gli studiosi l’hanno battezzata Vulcanidris cratensis: il nome richiama la formazione rocciosa che l’ha custodita per oltre cento milioni di anni.
Una scoperta che cambia la storia delle formiche
Fino a oggi, le formiche infernali erano conosciute soprattutto da esemplari intrappolati nell’ambra in Asia, Europa e Nord America. Il ritrovamento in Brasile dimostra che erano molto più diffuse di quanto si pensasse, già nelle fasi iniziali della loro evoluzione.
Non solo: questo fossile, datato a 113 milioni di anni fa, rappresenta il più antico esemplare di formica mai identificato con certezza. Significa che le formiche, fin dalle loro origini, non erano affatto insetti “semplici”, ma già in grado di sviluppare forme e strategie predatrici complesse.
Un piccolo mostro del passato
Immaginare questa minuscola creatura in azione fa quasi impressione: un predatore in miniatura che usava le sue mandibole‐falce per colpire e immobilizzare le vittime. Forse non era grande né spaventoso come i dinosauri che popolavano lo stesso mondo, ma nel suo microcosmo doveva essere davvero letale.
Dal museo alla ribalta
La parte più curiosa della vicenda? Questo tesoro non è saltato fuori da uno scavo avventuroso in mezzo alla foresta, ma da un cassetto di museo. È un promemoria affascinante: spesso i reperti che rivoluzionano la scienza non si trovano solo sul campo, ma anche tra gli scaffali di vecchie collezioni, in attesa che qualcuno si accorga di loro.
Il fossile della “formica infernale” non ci racconta solo la storia di un insetto estinto, ma ci ricorda quanto la natura ami sperimentare forme incredibili, anche nelle creature più piccole e insospettabili. E, soprattutto, ci mostra che a volte i mostri più affascinanti non sono grandi e minacciosi, ma minuscoli e nascosti nelle pieghe del tempo.