GUERRA TECNOLOGICA

Soldati si arrendono ai robot: la prima resa della storia ad una pattuglia di droni

Nessun proiettile sparato e nessun soldato visibile: così un'unità di soldati ucraini ha fatto arrendere delle milizie russe

Soldati si arrendono ai robot: la prima resa della storia ad una pattuglia di droni
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Una scena che sembra uscita da un film di fantascienza, ma che è accaduta davvero sul campo di battaglia. Per la prima volta nella storia militare documentata, un gruppo di soldati si è arreso a una pattuglia composta esclusivamente da droni e robot, senza che un solo essere umano fosse fisicamente presente in prima linea. Nessun proiettile sparato, nessun soldato visibile: solo tecnologia. E la guerra ha voltato, ancora una volta, pagina.

L’incredibile resa ai droni

Il fatto è avvenuto tra l’8 e il 9 luglio 2025 nell’oblast di Kharkiv, dove un’unità d’élite ucraina chiamata “Deus ex machina”, parte della 3ª Brigata d’Assalto, ha messo in scena una missione militare che resterà nei manuali. Tutto è iniziato con l’attacco a una trincea russa da parte di robot kamikaze su cingoli, veicoli teleguidati carichi con oltre 20 kg di esplosivo, accompagnati da droni FPV che fornivano visione in tempo reale. Uno di questi mini-veicoli ha centrato in pieno l’ingresso della postazione fortificata russa. L’esplosione ha scatenato il caos.

Il cartello di resa esposto dai soldati russi

E poi, l’impensabile: all’avvicinarsi di un secondo robot, i superstiti russi hanno improvvisato un cartello di resa, scritto a mano, e lo hanno mostrato verso l’alto, davanti agli obiettivi dei droni ucraini che sorvegliavano la scena da remoto. Nessun soldato ucraino era nei paraggi. I comandi erano tutti gestiti da chilometri di distanza.

Ma il colpo di scena non finisce qui. Dopo la resa, sono stati i droni a guidare i prigionieri disarmati verso le linee ucraine. I protagonisti? Dei DJI Mavic, droni civili nati per riprese aeree amatoriali, ora diventati strumenti da battaglia. I soldati russi, docili e confusi, hanno seguito i piccoli oggetti volanti come pecore digitali, attraversando campi minati e corridoi tracciati con luci e segnali visivi. Solo a quel punto la fanteria ucraina è entrata in scena per prendere il controllo della trincea e mettere in sicurezza i prigionieri.

Un’operazione da record

L’azione è durata meno di 15 minuti. Nessun colpo sparato, nessun ferito ucraino, nessun soldato in carne e ossa coinvolto fino all’ultimo momento. E pensare che quella stessa trincea era già stata presa di mira in passato con approcci più tradizionali, senza successo. L'efficacia della tecnologia — soprattutto se "riadattata" da usi civili — ha capovolto il risultato.

Un esempio di drone utilizzato in battaglia

L’episodio stabilisce diversi primati: è la prima resa ufficiale a una pattuglia interamente robotica; i primi prigionieri “scortati” da droni; l'uso militare sistematico di tecnologia consumer, in un contesto di guerra reale, e l'efficacia della guerra “a distanza”, senza alcun coinvolgimento diretto umano in fase offensiva.

Dalla fantascienza alla realtà

Se fino a pochi anni fa parlare di "guerra condotta da robot" poteva sembrare solo una provocazione, ora è una realtà in atto. L’unità “Deus ex machina” è diventata oggetto di studio da parte degli analisti militari di mezzo mondo.

E l’episodio della resa senza contatto è destinato a essere un precedente simbolico quanto pratico: la guerra moderna non è più solo questione di eserciti, ma di chi sa usare meglio la tecnologia.