Ryanair, si sa, è nota per le campagne social fuori dagli schemi e capaci di dividere e diventare virali. Così è stato anche per l’ultima.
L’ultimo post della compagnia aerea low cost, infatti, ha scatenato un acceso dibattito. Ma cosa diceva di così clamoroso:
“Ci riserviamo il diritto di non servire chi indossa tute da maranza”
Ryanair e l’ultima trovata social
Negli ultimi anni Ryanair ha abituato il pubblico a post pungenti: dalla stoccata burocratica “Più facile prendere un volo e trasferirsi che fare lo SPID” fino al classico “Il venerdì è per viaggiare, non per far finta di lavorare”.
Battute che il pubblico aveva sempre accolto con leggerezza, contribuendo all’immagine dissacrante del marchio.
Con il riferimento alla tuta da maranza, però, il tono è percepito da molti come diverso: più divisivo, più rischioso.
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Perché “maranza” è diventato un caso
Al centro del dibattito c’è proprio la parola maranza: un termine popolare, spesso usato in modo dispregiativo per indicare ragazzi con uno stile urban molto marcato, talvolta associato — impropriamente e in modo stereotipato — a giovani di origine nordafricana o italiani di seconda generazione. Ed è proprio questo legame implicito che molti utenti hanno giudicato discriminatorio.
I commenti emersi sotto il post raccontano bene la spaccatura.
Da un lato chi vede nel messaggio una conferma a pregiudizi culturali:
Fuori i maranza dall’Italia
Sarebbe fantastico se fosse vero
Con questa mossa aumenteranno le prenotazioni.
Dall’altro lato, chi considera l’uscita di Ryanair una caduta di stile, un’ironia mal calibrata per una compagnia che vive di pubblico trasversale:
I maranza pagano come gli altri
Preparatevi al fallimento
Ma se sono l’80% dei vostri clienti!
C’è persino chi scherza sulla contraddizione implicita: una low cost che prende in giro proprio quella clientela popolare che ne ha decretato il successo.
Ryanair, nessun passo indietro: strategia o leggerezza?
Nonostante il caos mediatico, il post incriminato è ancora online. Nessuna rettifica, nessuna spiegazione: la compagnia sembra decisa a cavalcare la visibilità del caso, una strategia coerente con la sua comunicazione aggressiva, che spesso trasforma la provocazione in marketing.
Ed è proprio questa l’aspetto più curioso della vicenda: un semplice riferimento a un trend linguistico giovanile è bastato per innescare un dibattito su identità, stereotipi e limiti dell’ironia commerciale.
Una polemica piccola, forse, ma assai indicativa del clima social contemporaneo, dove ogni parola diventa un detonatore culturale — e dove Ryanair, ancora una volta, ha saputo inserirsi con chirurgica precisione.