"Cerco calciobalilla in buono stato": dopo 25 anni l'annuncio sulla rivista trova risposta
L'incredibile vicenda di Paola, Laura e di un sogno realizzato dopo un quarto di secolo

Nel 2000 i desideri correvano ancora sulla carta. Si scrivevano annunci sulle riviste, si infilavano tra pagine che profumavano d’inchiostro e speranza. E si attendeva, con pazienza, che qualcuno dall’altra parte li leggesse. Magari non accadeva mai, magari invece il nostro messaggio veniva letto da centinaia di persone, magari arrivava una risposta.
"Cerco calciobalilla in buono stato"
Paola Silva Coronel, fresca di laurea in Architettura al Politecnico, aveva appena trovato una casa con terrazzo in zona Sempione. Amava i libri, la carta, la lentezza dei gesti scritti a mano. Così prese la penna e scrisse al mensile d’arredo Casamia, che oggi non esiste nemmeno più:
"Cerco calciobalilla in legno, con gettoni. Buono stato".
Lo vedeva già al centro della sua casa, con i bambini che un giorno avrebbe avuto. La vita, però, ha seguito altri tempi. I figli oggi hanno 18 e 20 anni. Il matrimonio è finito. E quel calciobalilla non è mai arrivato.
La telefonata inaspettata
Finché, la settimana scorsa, il telefono ha squillato. Numero sconosciuto.
"Pronto, è Paola? Ho trovato un suo annuncio su Casamia. Forse non le interessa più, ma ho qui un calciobalilla".
Venticinque anni dopo. Una rivista che non esiste più. Paola ha pensato a uno scherzo. Ma la voce era vera: Laura, in pensione, stava riordinando la soffitta della sua casa sul lago di Garda. Tra scatole di ricordi e vecchi giornali, ha trovato Casamia, aprile 2000. Presa forse da un po' di nostalgia, ha iniziato a sfogliarne qualcuna, sino a quando il suo occhio è incredibilmente caduto proprio lì, su quell'appello di poche righe nella rubrica del "mercatino".
E, altra stupenda coincidenza, Laura aveva proprio un calciobalilla da dare via. Quelle parole, sopravvissute per un quarto di secolo, le sono sembrate un segno. Ha preso in mano il telefono. E ha composto quel numero rimasto uguale dai tempi di un vecchio Nokia, che poi è stato cambiato tantissime volte.
A quel punto Paola ha preso un furgoncino ed è andata a casa di Laura. Quando è arrivata sul lago di Garda e ha visto quel Longoni d’annata – legno vissuto, manopole in ferro, giocatori rossi e blu, la fessura per i gettoni – l’ha caricato sul furgoncino con la cura che si dedica a un ricordo ritrovato.
Dove finirà il calciobalilla
Oggi Paola insegna Design al Politecnico. Sta allestendo uno studio-laboratorio al Gallaratese, in uno spazio assegnato dal Comune. Il sogno ha cambiato contesto: non più il salotto di casa, ma un luogo di lavoro e incontro. Non più i figli piccoli, ma colleghi e studenti.
Lo studio non è ancora pronto, ma tra gli scatoloni c’è già lui, il calciobalilla.
"In un mondo che corre tutto digitale – dice Paola raccontando la sua incredibile storia al Corriere – recuperare la fisicità e creare luoghi di aggregazione, anche tra generazioni diverse, è un valore da proteggere".
A volte i sogni si addormentano, ma non scompaiono. Restano lì, in attesa. Basta una soffitta polverosa, un numero mai cambiato, una voce dall’altra parte. Venticinque anni dopo, quel desiderio è tornato. Non in ritardo: semplicemente, al momento giusto.