In Italia, la sfortuna è presa molto sul serio — ma anche con grande creatività. Ogni regione custodisce riti, simboli e oggetti portafortuna tramandati da secoli, nati per allontanare il “malocchio” o attirare la buona sorte.
Dal venerdì 17 al capodanno, gli italiani sanno sempre come proteggersi… e come sfidare il destino con un sorriso.
Campania – Il regno del “corniciello” napoletano
Nessun simbolo è più iconico del corno rosso napoletano (’o curniciello).
Secondo la tradizione, deve essere:
- rosso come il sangue e la vita,
- ricurvo come un corno animale,
- fatto rigorosamente a mano e regalato, mai comprato per sé.
A Napoli, si dice che indossarlo protegga dal malocchio e porti fortuna in amore e negli affari. Molti lo appendono anche alle chiavi, in auto o in casa, come talismano contro le “energies negative”.

Piemonte – Il potere del ferro di cavallo
In Piemonte e in gran parte del Nord Italia, il simbolo scaramantico per eccellenza è il ferro di cavallo.
Appeso sopra la porta d’ingresso o al cancello di casa, serve a:
- tenere lontani spiriti maligni,
- “imprigionare” la fortuna al suo interno.
La tradizione piemontese vuole che le punte siano rivolte verso l’alto, per non far scappare la buona sorte.

Sicilia – L’occhio di Santa Lucia e l’agata di Catania
In Sicilia, la fede e la superstizione si intrecciano.
A Siracusa, la Santa Lucia è venerata come protettrice della vista e della fortuna: molti portano un ciondolo a forma di occhio come simbolo di protezione.

A Catania, invece, è diffuso l’uso di piccoli amuleti in agata — pietra vulcanica ritenuta capace di assorbire energie negative e portare equilibrio spirituale.
Toscana – Il gobbetto portafortuna
Il gobbetto, una piccola figura con gobba e cilindro, è un classico amuleto toscano.
Simbolo di abbondanza, fertilità e tenacia, rappresenta la capacità di affrontare le difficoltà con il sorriso.
Spesso lo si regala agli studenti o a chi deve affrontare un esame o un colloquio importante.
Lombardia – La coccinella e il portafortuna “moderno”
In Lombardia, la superstizione si è aggiornata ai tempi moderni.
La coccinella è considerata portatrice di fortuna, specialmente se si posa spontaneamente su una persona.
Molti milanesi tengono anche un piccolo portafortuna in tasca o nel portafoglio, come una moneta o una pietra levigata, per “non perdere i soldi”.
Puglia – Il peperoncino rosso
Simile al corno napoletano ma con un tocco locale, in Puglia il peperoncino rosso è simbolo di passione e protezione.
Spesso appeso alle porte o ai retrovisori delle auto, allontana il “malocchio” e richiama la fertilità della terra e del fuoco.
Sardegna – L’amuleto “su coccu”
Il “su coccu” è uno dei portafortuna più affascinanti del folklore sardo.
Si tratta di una sfera nera di ossidiana o onice, montata in argento, che riflette e “rimanda indietro” le energie negative.

Viene regalato ai bambini appena nati o alle spose come segno di protezione.
Veneto – Il grappolo d’uva e la fortuna agricola
Nel Veneto rurale, portare in casa un piccolo grappolo d’uva secca (vero o di ceramica) rappresenta prosperità e abbondanza.
La tradizione risale all’epoca contadina, quando un raccolto generoso era sinonimo di buona sorte per tutto l’anno.
Umbria – Il pane benedetto e i nastri rossi
In Umbria, dove religione e superstizione convivono, si usa ancora conservare il pane benedetto durante la festa del Santo Patrono come simbolo di protezione domestica.
In alcune zone, si legano anche nastri rossi alle culle dei neonati per scacciare il malocchio.
La fortuna è questione di cultura (e un po’ di ironia)
Che si tratti di un corno napoletano, di un ferro di cavallo piemontese, o di un “su coccu” sardo, tutti questi amuleti raccontano un’Italia che non ha mai smesso di credere — almeno un po’ — nel potere della speranza e della protezione.
Dopotutto, anche chi dice di “non essere superstizioso”… spesso tocca ferro lo stesso.