Ercolano e il legno che sfidò il Vesuvio: quando la distruzione conserva un tesoro
Mobili, porte e soffitti in legno tutti sopravvissuti all'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Un tesoro visitabile all’Antiquarium del Parco Archeologico di Ercolano

Ad Ercolano c'è qualcosa che sembra sfidare le leggi della natura e della storia: mobili, porte, strumenti, soffitti... tutti fatti di legno. Tutti autentici ed originali. Antichi di duemila anni. E questo dovrebbe sorprendere? Sì, perché sono tutti miracolosamente sopravvissuti a uno degli eventi più devastanti del mondo antico, l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
Il paradosso: la distruzione ha conservato un tesoro
Dal 10 aprile 2025 questi tesori unici al mondo hanno trovato casa all’Antiquarium del Parco Archeologico di Ercolano, dove sarà possibile ammirarli in una nuova esposizione permanente. E non si tratta di una semplice mostra: è un viaggio nel tempo, un tuffo nella quotidianità di una città romana conservata sotto venti metri di fango vulcanico incandescente.
Sembra un controsenso: il Vesuvio ha distrutto Ercolano, eppure è proprio grazie alla sua furia che oggi possiamo vedere questi reperti. La colata piroclastica, una miscela rovente di gas, ceneri e detriti, avvolse la città con una tale intensità e rapidità da carbonizzare il legno senza bruciarlo. L’assenza di ossigeno fece il resto: niente combustione, ma una sorta di "mummificazione" in carbone. Il risultato? Mobili, tramezzi, arredi, persino soffitti intarsiati che ci parlano ancora oggi di un mondo altrimenti perduto.

L’esposizione, dopo un anno di successo alla Reggia di Portici, ha ora trovato un allestimento "fisso" – sebbene ancora sperimentale – all’interno dell’Antiquarium. Qui, i reperti non sono solo esposti: sono inseriti in ambienti ricostruiti, che ripropongono stanze tipiche di una domus romana. Si ritrovano così nella loro funzione originaria, come se il tempo si fosse semplicemente fermato.
Ma non finisce qui: il percorso si intreccia con altre meraviglie del sito, come il Padiglione della Barca, che racconta il tragico tentativo di fuga degli antichi ercolanesi, e l’ala dedicata al lusso, con ori, pitture e statue che mostrano l’opulenza della città.
Un miracolo di archeologia e tecnologia
A rendere possibile tutto ciò è stato un lavoro meticoloso, iniziato quasi un secolo fa con gli scavi di Amedeo Maiuri e proseguito nel XXI secolo con nuove scoperte nella Villa dei Papiri e lungo l'antica spiaggia. Alcuni arredi ritrovati negli anni 2000 presentavano decorazioni in avorio e persino soffitti policromi, una rarità assoluta.

Il restauro è stato una sfida. Il legno, fragile e impregnato d’acqua, richiedeva trattamenti speciali: si è fatto ricorso alla paraffina per stabilizzarlo, a sofisticati controlli climatici per conservarlo, e a tecnologie avanzate per esporlo in sicurezza. Tutto questo grazie anche alla collaborazione tra enti pubblici e privati, in particolare con il Packard Humanities Institute, che ha affiancato il Parco in questa impresa quasi artigianale.
Non solo archeologia, ma emozione
Come ha detto il Direttore del Parco, Francesco Sirano, questi oggetti non sono solo pezzi di museo: "Tutto ci parla ad Ercolano. Ogni reperto non è solo un frammento del passato, ma un testimone della vita vissuta". In effetti, c’è qualcosa di profondamente umano nel vedere una cassapanca, una porta o un tavolino che hanno attraversato millenni e disastri per arrivare fino a noi.

Ogni oggetto diventa un racconto. Non solo di come vivevano gli ercolanesi, ma anche di come la storia possa conservare la vita quotidiana. Dettagli che ci riportano alla realtà di uomini e donne vissuti duemila anni fa. La nuova esposizione dei legni carbonizzati non è dunque solo una visita: è un viaggio emozionale, un ponte tra passato e presente costruito su cenere e carbone, ma anche su scienza e passione. Per chi ama la storia, per chi è curioso, per chi vuole vedere con i propri occhi un miracolo conservato nel tempo, Ercolano oggi offre un’occasione unica. Una città sepolta, sì, ma più viva che mai.