Un'invenzione italiana

Bartolomeo Cristofori, l'inventore del pianoforte

Al servizio di Ferdinando de’ Medici ha realizzato uno strumento che ha rivoluzionato la storia della musica

Bartolomeo Cristofori, l'inventore del pianoforte
Pubblicato:

C’era una volta, nella Padova del Seicento, un giovane artigiano dal talento straordinario. Il suo nome (magari ai più non dirà molto) era Bartolomeo Cristofori, e il suo mondo era fatto di corde, legno e meccanismi ingegnosi. In un’epoca in cui la musica era onnipresente nei palazzi nobiliari e nei teatri delle corti, Cristofori aveva una visione: creare uno strumento capace di dare voce non solo alle note, ma anche alle emozioni.

A notare il suo talento fu nientemeno che il principe Ferdinando de’ Medici di Firenze, appassionato collezionista di strumenti musicali. Colpito dall’abilità del giovane padovano, lo volle a servizio della sua corte. Così, nel 1688, Cristofori si trasferì a Firenze, dove avrebbe cambiato per sempre la storia della musica.

Bartolomeo Cristofori, l'uomo che inventò il pianoforte

All’epoca, gli strumenti a tastiera più diffusi erano il clavicembalo e il clavicordo. Ma entrambi avevano i loro limiti: il clavicembalo suonava sempre allo stesso volume, mentre il clavicordo, seppur più espressivo, era troppo debole per farsi sentire in una sala piena. Cristofori, uomo curioso e perfezionista, cominciò a chiedersi: e se fosse possibile controllare il volume di ogni nota, semplicemente premendo più o meno forte un tasto?

Da questa semplice ma rivoluzionaria idea nacque, intorno al 1700, uno strumento nuovo: il gravicembalo col piano e forte. Quel nome un po’ lungo indicava proprio la sua novità: la possibilità di suonare piano e forte, a seconda della pressione delle dita. Era nato il pianoforte.

Bartolomeo Cristofori

Come funzionava il pianoforte di Cristofori

Ma come funzionava? Cristofori inventò un sistema incredibilmente ingegnoso: i tasti non pizzicavano più le corde, come nel clavicembalo, ma azionavano dei martelletti che le colpivano e poi si ritiravano rapidamente, lasciandole vibrare liberamente. Un meccanismo delicato, preciso, rivoluzionario.

Un pianoforte realizzato da Cristofori

All’inizio, pochi compresero il valore di questa invenzione. Era uno strumento complesso, difficile da costruire, e i gusti musicali del tempo non erano ancora pronti ad accoglierlo. Ma lentamente, quasi in punta di piedi, il pianoforte cominciò a diffondersi, grazie anche ad artigiani tedeschi che ne perfezionarono il progetto. E quando compositori come Mozart e Beethoven lo scoprirono, il mondo musicale non fu più lo stesso.

Solo tre pianoforti sopravvissuti

Cristofori morì nel 1731, probabilmente senza sapere quanto lontano sarebbe arrivata la sua invenzione. Oggi, solo tre dei suoi pianoforti originali sono sopravvissuti, custoditi in musei tra New York, Roma e Lipsia, come preziosi tesori della storia della musica.

Ma ogni volta che qualcuno suona un pianoforte, che sia in una grande sala da concerto o nel salotto di casa, un piccolo omaggio viene reso a quel geniale artigiano padovano. Perché senza Bartolomeo Cristofori, forse, la musica non avrebbe mai trovato il suo strumento più completo, più espressivo, più umano.