PUNTUALITÀ SURREALE

Il treno in ritardo 35 secondi, le scuse del macchinista e i clienti rimborsati: fin troppo, persino per i sempre precisi giapponesi

Il Giappone ha sicuramente alzato l’asticella della puntualità a livelli inimmaginabili ma stavolta sembra proprio una fake news ben confezionata

Il treno in ritardo 35 secondi, le scuse del macchinista e i clienti rimborsati: fin troppo, persino per i sempre precisi giapponesi
Pubblicato:

In un mondo dove prendere un treno significa giocare alla roulette dei ritardi, arriva dal Giappone una storia così precisa, così perfettamente orientale, da sembrare più una leggenda zen che un fatto di cronaca.

Una storia di precisione piuttosto... imprecisa

Secondo una notizia che è rimbalzata nelle scorse ore (ciclicamente torna a farsi largo sui nostri social) sul web, un macchinista giapponese si sarebbe pubblicamente scusato per un ritardo di 35 secondi. Non minuti, no. Secondi. Un battito di ciglia in tempo ferroviario.

Ma la parte migliore è che i passeggeri sarebbero stati anche rimborsati. Sì, proprio così. Avrebbero ricevuto un indennizzo economico per il traumatico, inaccettabile disagio di essere arrivati al lavoro 35 secondi più tardi del previsto.

Il tutto suona talmente assurdo, talmente calibrato per confermare lo stereotipo del “Giappone impeccabile”, che viene da chiedersi: ma è successo davvero?

Perché, diciamocelo, la storia funziona alla perfezione proprio perché è assurda. Un treno in ritardo di 35 secondi. Un macchinista in crisi esistenziale. Un comunicato di scuse. E ciliegina sulla torta: il rimborso.

La "spaventosa" precisione giapponese

Il Giappone ha sicuramente alzato l’asticella della puntualità a livelli inimmaginabili altrove. Gli Shinkansen, i leggendari treni proiettile, hanno una media di ritardo annuale che si misura in... secondi.

E stavolta non è uno scherzo. Ma da qui a rimborsare i passeggeri per mezzo minuto di ritardo, il passo è lungo. Anzi, è proprio un salto mortale con triplo avvitamento.

Soprattutto considerando che la notizia, per quanto affascinante, non ha mai avuto fonti chiare. Nessuna compagnia ferroviaria citata. Nessuna data precisa. Nessun passeggero che abbia pubblicato un selfie con lo scontrino del rimborso in yen.

Una "favola" moderna?

Probabilmente sì. Una fake news ben confezionata, che gira perché a qualcuno piace pur sempre crederci. Perché ci racconta di un mondo dove la puntualità conta, dove il senso di responsabilità è così alto da diventare comico. Dove anche un errore microscopico viene trattato con la solennità di un incidente diplomatico.

E magari, inconsciamente, ci fa pensare: "magari da noi in Italia fosse così”.

Ma poi, ci immaginiamo le ferrovie italiane che rimborsano ogni volta che Trenitalia decide di "attendere l’incrocio con altro convoglio"? Ovviamente no. Se dovessimo ricevere un rimborso per ogni ritardo probabilmente andremmo in vacanza con i soldi accumulati.

Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *