Cercare oro nei fiumi evoca immagini di pionieri, montagne selvagge e corsi d’acqua lontani. E per gli amanti dei fumetti, la mitica “corsa all’oro” di Zio Paperone nel Klondike. Di certo, nessuno immaginerebbe di trovare il metallo più prezioso nella Martesana, e ancor meno nel torrente Molgora, che scorre quieto tra Bussero, Melzo e altri piccoli centri dell’hinterland milanese.
Eppure è proprio qui che Andrea Boarato, classe 1995, originario di Vignate e residente a Bussero, ha individuato minuscole ma reali “stelline d’oro”: frammenti purissimi, invisibili all’occhio nudo ma capaci di raccontare una storia geologica antichissima.
Come nasce l’intuizione: l’oro come eredità delle stelle
A raccontare la sua storia è Prima La Martesana. La curiosità di Andrea Boarato prende forma quasi per gioco. Appassionato di astronomia, si avvicina alle teorie più recenti sull’origine dell’oro: non un metallo terrestre, ma il risultato del collasso di stelle lontane, trasportato nello spazio da comete e meteoriti. Una parte di questo materiale, arrivato miliardi di anni fa, si sarebbe incorporata nel mantello terrestre e poi legata ai filoni di quarzo alpini.
Con l’erosione delle montagne, minuscoli granelli sarebbero infine scesi verso valle, depositandosi nei sedimenti fluviali della pianura Padana.
Questa visione – tra scienza, storia naturale e intuito – spinge Andrea a un’idea audace: e se anche il Molgora avesse trattenuto tracce di quell’oro stellare?
Il suo racconto a Prima La Martesana.
Dove cercare oro nel Molgora: il tratto “giusto”
Il Molgora non è certo noto per ricchezze minerarie. Alcuni tratti urbani sono cementificati e non permettono più la naturale erosione.
Ma la zona centrale, tra la futura vasca di laminazione, il ponte di Bussero e gli orti, conserva ancora un alveo libero, capace di trattenere materiali pesanti come l’oro.

È lì che Andrea inizia la sua prospezione da autodidatta.
L’impresa fisica: zanzare, caldo e chilate di sedimenti
La prima uscita è una mezza impresa: caldo soffocante, acqua torbida, odori forti, nuvole di zanzare. Raccoglie acqua e ghiaia quasi per tentativo, senza tecniche particolari.
Solo dopo aver studiato e imparato dai cercatori più esperti scoprirà che quel campione conteneva davvero oro.
Da quel momento inizia una metodologia rigorosa:
- analisi preliminare delle aree “papabili”
- setacciatura dei sedimenti
- pulizia lenta nella canalina, dove le particelle più dense si depositano
- rimozione dell’argilla che intrappola i granelli più fini.
Il risultato? Quantità minuscole ma costanti.
Un grammo d’oro vale circa 115 euro, e Andrea – a fronte di settimane di lavoro, 6-7 ore alla volta – ha raccolto complessivamente 0,3 grammi.
“È uno sforzo enorme per un risultato esiguo”, ammette.
Ma lo scopo non è arricchirsi: è capire, documentare, conoscere.
Nella gallery di Prima La Martesana le immagini:
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Perché quei granelli sono preziosi: la storia geologica che rivelano
La presenza, seppur minima, di oro nel Molgora è un indizio importante: racconta come anche i torrenti più piccoli siano archivi naturali, capaci di conservare tracce delle Alpi e delle ere geologiche passate.
Dopo l’ultima piena di agosto, il torrente sembra essersi “ricaricato” di nuovo: segno che il ciclo naturale, nonostante l’urbanizzazione, è ancora vivo.
Durante le sue ricerche, Andrea incontra aironi, ibis sacri, pesci tornati grazie alla riduzione dell’inquinamento… ma anche piombo da caccia e pesca: testimonianze di un territorio fragile, che chiede attenzione.
Raccontare (e proteggere) il territorio: la posizione del Comune
L’obiettivo, ora, è valorizzare questa storia nascosta dei depositi fluviali del Molgora.
Il sindaco Massimo Vadori commenta:
“Non si creerà un turismo dell’oro. Le preoccupazioni iniziali riguardavano l’impatto della vasca di laminazione sulle aree agricole, ma poiché il corso del Molgora non viene modificato, non ci sono motivi ostativi al progetto”.
Le “stelline d’oro” diventano così un simbolo: non una promessa di ricchezza, ma un invito a riscoprire un territorio che spesso viene dato per scontato.
Un tesoro culturale, non economico
La storia di Andrea Boarato dimostra che l’oro del Molgora, più che nelle fiochissime pepite, si trova nel valore culturale, naturalistico e narrativo del territorio. Un invito a rallentare, osservare, esplorare.
E a ricordare che anche un torrente apparentemente anonimo della Martesana può custodire un frammento di stelle.