La musica non salva la vita, però ci va molto vicino. Non è raro, infatti, sentir dire a qualcuno che si sia aggrappato, con testa e cuore, a una canzone o a un album, grazie a cui è riuscito a uscir fuori da un momento di difficoltà. Quando la vita ci pone davanti a un muro, ciascuno di noi si appiglia a ciò che può, per tenere viva dentro di sé la speranza, anche solo un briciolo da cui trarre la forza necessaria per non mollare.
La storia di Serena: una malattia rara al cuore
E’ così che ha fatto Serena, 17 anni, a cui la vita, nel pieno della sua giovinezza, ha giocato un brutto scherzo. Andata al Pronto Soccorso dell’Ospedale Infantile “Cesare Arrigo” di Alessandria (Piemonte) perché stava soffrendo per un dolore al torace, alla 17enne è stata data una notizia sconvolgente, di cui non era a conoscenza nemmeno la sua famiglia: la ragazza, infatti, era affetta dalla sindrome di Loeys-Dietz, una malattia genetica del tessuto connettivo descritta per la prima volta nel 2005.

Come riferito dalla nota pubblicata dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Alessandria sul proprio sito, Serena è stata subito presa in carico dalla Cardiologia Pediatrica e assistita dalle dottoresse Silvia Magrassi e Francesca Cairello, le prime, attraverso un percorso diagnostico tempestivo, a riscontrare la sindrome di Loeys-Dietz.
Nel caso di Serena, la sindrome si è manifestata in modo anomalo, con un grave scompenso cardiaco, un coinvolgimento diffuso delle valvole di sinistra del cuore, anomalie dell’aorta toracica e calcificazioni valvolari massive, inusuali per l’età. Un quadro clinico così raro ha richiesto il coinvolgimento del Centro di Genetica dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino, dove la professoressa Silvia Deaglio ha confermato la diagnosi.
Pianificato un intervento: “Se tutto va bene, svegliatemi con Marracash”
Di fronte all’urgenza clinica, i medici hanno quindi pianificato un delicato intervento chirurgico.
Per Serena, la cui vita, nel fiore degli anni, stava scorrendo tranquilla come quella di tutti, è stato sicuramente uno choc enorme. La 17enne, però, con grande coraggio, si è affidata completamente all’équipe medica che avrebbe dovuto operarla al cuore, consapevole di essere in buone mani.
Nonostante ciò, ai dottori, prima di entrare in sala operatoria, ha voluto avanzare una piccola richiesta.
“Se tutto va bene, svegliatemi con Marracash”.

E’ stato in quel momento che la giovane ha manifestato la sua scintilla di speranza, racchiusa tutta nelle canzoni del suo artista preferito. Di fronte alla paura più grande, la 17enne ha trovato la forza nei brani del rapper Marracash, reduce quest’anno da un lungo tour estivo che lo ha portato a riempire i più importanti stadi d’Italia.
Riconosciuto come uno dei migliori rapper della nostra Penisola, Marracash, nome d’arte di Fabio Bartolo Rizzo, dal 2019 a oggi ha pubblicato una trilogia di album (“Persona“, “Noi, loro, gli altri” ed “E’ finita la pace“) con i quali ha conquistato a ripetizione i primi posti delle classifiche in Italia, guadagnandosi numerosi dischi di platino.
Fin dagli esordi nei primi anni 2000, Marracash si è fatto strada nella scena musicale italiana grazie a una capacità di scrittura sopraffina, in grado di non fermarsi solo alla superficialità di argomenti e cliché che spesso vengono narrati nei brani rap, ma anche di descrivere e criticare il contesto socio-politico dei nostri giorni e andare in profondità nella sfera dei sentimenti.
Queste caratteristiche hanno fatto di Marracash uno degli esponenti più alti della cultura Hip-Hop in Italia, con tantissimi ascoltatori, proprio come Serena, che riescono a immedesimarsi nelle parole usate dal rapper nelle sue canzoni.
L’operazione è riuscita al meglio
E chissà quale immensa gioia abbia provato Serena, una volta riaperti gli occhi, nel sentire le parole del suo cantante preferito, segnale che l’operazione è andata per il meglio.
L’intervento cardiochirurgico, eseguito all’ospedale di Alessandria dal direttore di Cardiochirurgia Andrea Audo, con il dottore Corrado Cavozza e il chirurgo pediatrico Filippo Incerti, è stato veramente complesso, perché è durato circa dieci ore.
“L’intervento – ha spiegato il direttore Audo – ha permesso di ricostruire l’aorta toracica aneurismatica, sostituire le valvole aortica e mitrale e riposizionare correttamente le coronarie: operazione che per la sua complessità e rarità nell’ambito della patologia di Loeys-Dietz non è ancora descritto nella letteratura scientifica”.
La buona riuscita è stata possibile grazie a un’equipe multidisciplinare altamente specializzata e alla forte integrazione tra clinica e ricerca, coordinata dal DAIRI – Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione.

L’intera procedura, infatti, ha coinvolto tredici professionisti in sala operatoria e si è svolta in stretta sinergia con l’equipe di Cardioanestesia e Anestesia e Rianimazione cardio-toraco-vascolare, con le dottoresse Chiara Ottria e Giulia Maj, e con la Chirurgia Pediatrica, diretta da Alessio Pini Prato.
Importante anche il contributo della Psicologia, con la Responsabile Rossella Sterpone, che ha seguito Serena nel percorso di preparazione all’intervento e nel decorso post-operatorio.
Ora Serena sta bene
Dopo alcuni giorni di degenza in Terapia Intensiva Cardiochirurgica, Serena è stata dimessa in buone condizioni ed è ora seguita con regolarità dalla Cardiologia Pediatrica dell’Ospedale Infantile.
“Fondamentale, in questa storia, è stata la collaborazione tra le equipe dell’Ospedale Infantile e del Presidio Civile – ha aggiunto Valter Alpe, Direttore Generale dell’AOU AL – che hanno lavorato in perfetta sinergia con un unico obiettivo: garantire a Serena il miglior percorso possibile, sia sul piano clinico sia su quello umano. La complessità del caso ha messo in luce l’eccellenza della Cardiochirurgia, della Cardiologia Pediatrica e di tutte le specialità coinvolte.
In un ambito così delicato come quello delle malattie rare, dove l’expertise è spesso limitata, il nostro ospedale ha saputo offrire risposte concrete e tempestive, a testimonianza della qualità dei nostri professionisti. A loro va il mio più sentito ringraziamento per la dedizione, l’impegno e l’umanità con cui ogni giorno si prendono cura dei pazienti”.
Grande soddisfazione anche da parte di Federico Riboldi, assessore alla Sanità della Regione Piemonte:
“Una storia che racconta non solo la complessità e la rarità della diagnosi, ma soprattutto l’efficacia di un approccio multidisciplinare, in cui competenze diverse si sono integrate in modo rapido e sinergico per prendersi cura della persona, nella sua interezza. Un intervento che sottolinea ancora una volta come l’AOU di Alessandria sia a pieno titolo un’azienda pronta a diventare il primo IRCCS pubblico del Piemonte e di farlo proprio sul tema della Cardiologia e Pneumologia. Un plauso quindi a tutti i professionisti coinvolti e un abbraccio speciale a Serena”.