Tra le molteplici cronologie che le civiltà antiche hanno elaborato per interpretare l’origine del cosmo, una delle più affascinanti e particolari è senza dubbio quella bizantina. Secondo la tradizione dell’Impero Romano d’Oriente, il mondo fu creato il 1 settembre del 5509 a.C.. Questa data, frutto di calcoli teologici e scritturistici, divenne un punto di riferimento fondamentale non solo religioso ma anche civile, tanto da influenzare il calendario ufficiale dell’impero per secoli.
Origini della cronologia bizantina
La cronologia bizantina affonda le sue radici negli studi dei Padri della Chiesa e nei tentativi di armonizzare i dati biblici con una visione storica universale. L’Antico Testamento, in particolare i libri della Genesi e delle Cronache, contiene genealogie e indicazioni di anni che i commentatori cristiani utilizzarono per risalire all’età del mondo.
Già nell’ebraismo esistevano tradizioni cronologiche simili, ma fu soprattutto in ambiente cristiano greco-orientale che prese forma un calcolo preciso. Tra IV e VII secolo, studiosi come Eusebio di Cesarea e successivamente il monaco Anniano di Alessandria e altri cronografi bizantini svilupparono una cronologia coerente, fissando la creazione del mondo all’anno 5509 a.C. (secondo altri calcoli, 5508 o 5507 a.C., ma la tradizione prevalente rimase quella del 5509).
Il 1 settembre: inizio dell’anno liturgico
Non meno significativa è la scelta del 1 settembre come data della creazione. Nella tradizione ecclesiastica orientale, questo giorno segnava l’inizio dell’anno liturgico, probabilmente in continuità con pratiche ebraiche (dove il mese di Tishri, corrispondente a settembre-ottobre, era legato a celebrazioni di inizio anno).
Per i Bizantini, dunque, non solo la creazione del mondo cadeva il 1 settembre, ma anche il computo del tempo civile e religioso partiva da quella data. L’”Era della Creazione” (Ἔτη Κόσμου, Etē Kosmou) divenne così il calendario ufficiale, utilizzato nei documenti amministrativi e nei testi ecclesiastici fino alla caduta di Costantinopoli nel 1453.
Un calendario universale
Secondo questo computo, ogni anno si contava “dalla creazione del mondo”. Per esempio, l’anno che noi indichiamo come 1000 d.C. corrispondeva al 6509 dell’era bizantina. Questa visione aveva un forte valore simbolico: il tempo dell’uomo e della storia era radicato in Dio, e la cronologia non era solo strumento civile ma espressione teologica.
La Chiesa ortodossa mantenne a lungo questo computo, e in alcune sue tradizioni locali rimase in uso anche dopo l’introduzione del calendario giuliano e, successivamente, di quello gregoriano in Occidente.
Significato teologico e culturale
La data del 5509 a.C. non va interpretata come una “ricostruzione scientifica” delle origini, ma come il risultato di una concezione religiosa del tempo. Per i Bizantini, il cosmo aveva un inizio preciso, voluto da Dio, e la storia si muoveva con un senso e una direzione, verso la redenzione in Cristo.
Questa visione cronologica, oltre ad avere plasmato la cultura e la burocrazia imperiale, influenzò profondamente l’arte, la liturgia e la coscienza storica del mondo ortodosso. Ancora oggi, nelle liturgie orientali, l’inizio dell’anno ecclesiastico al 1 settembre conserva un’eco di quella antica concezione cosmologica.