L'Ape (Piaggio) che ha imparato a nuotare e galleggia sul mare di Calabria
L'invenzione del reggino Massimiliano Macrì spopola sulle spiagge di Scilla e pure sui social

Sulla scogliera, dove la Costa Viola si apre in sprazzi di turchese e gli occhi del turista cercano un altro paesaggio da cartolina, una piccola sagoma metallica sta riscrivendo le regole del possibile. Non è uno yacht, né un gommone da spiaggia: è un’Ape Piaggio. Ma non più soltanto un’utilitaria da quattro ruote e due posti. È la piccola “natante” inventata da Massimiliano Macrì, giovane reggino che ha trasformato un mezzo popolare e rustico in una curiosità che ora solca le acque tra Chianalea e la punta dello Stretto.
Un’idea che fa sorridere (e pensarci sopra)
L’idea fa subito questo effetto: ti strappa un sorriso, poi ti ferma a riflettere. Dietro alla trovata - all’apparenza semplice - c’è la gioia di fare con poco, e la voglia di stupire senza ostentazione. Massimiliano non ha cercato il lusso: ha scelto l’Ape perché è un simbolo di praticità e di vita quotidiana, e perché trasformarla in qualcosa di ancor più improbabile è un atto di creatività popolare.
Il risultato è un’alchimia tra ingegneria amatoriale, bricolage sartoriale e rispetto (genuino) per il mare. Scafo rinforzato, tenuta stagna curata dove serve, galleggiamento calcolato e — ovviamente — l’inconfondibile faccia squadrata dell’Ape che spunta sopra la linea dell’acqua come un piccolo sommergibile da barzellette.
La Costa Viola come palcoscenico
Il contrasto tra l’eleganza naturale delle acque della Costa Viola e la comicità visiva dell’Ape-natante è parte fondamentale della vicenda. Vedere quel piccolo veicolo “scivolare” tra le onde di Scilla, lasciando dietro di sé un’onda minuta e un coro di esclamazioni dalla riva, ha attirato curiosi, bagnanti e qualche fotografo locale. È l’immagine che funziona: tradizione meccanica e bellezza naturale che si incontrano per un attimo surreale.
Ma non è solo spettacolo: la trasformazione è stata pensata per non danneggiare l’ecosistema costiero. La leggerezza della struttura, una velocità contenuta e l’attenzione al rispetto del fondale sono parte integrante del progetto, che vuole essere più giocoso che invasivo.
Ingegno e umorismo: artigianato 2.0
La genesi del mezzo racconta una storia di artigianato moderno. Tra bulloni, resine e una pazienza certosina, Massimiliano ha applicato soluzioni pratiche là dove servivano: doppio strato di protezione per gli elementi meccanici, una piccola elica (o propulsione alternativa) calibrata per spingere senza strafare, e modifiche al telaio per permettere il galleggiamento. Il tutto con la voglia di mantenere l’anima dell’Ape: spartana, onesta, riconoscibile.
E poi c’è l’aspetto sociale: l’invenzione è diventata un pretesto per incontrarsi. I vicini, i pescatori, i bambini in costume: tutti hanno qualcosa da dire, sono tutti parte dello spettacolo. In tempi in cui le notizie belle e leggere vanno a scarseggiare, un’idea così semplice ha valore doppio: riunisce, diverte e stimola la curiosità.
Piccolo, locale, grande racconto
La vicenda di Massimiliano non pretende di rivoluzionare la nautica mondiale; è però un perfetto esempio di come l’ingegno locale possa trasformare l’ordinario in straordinario. È un racconto di provenienza e di come un’idea apparentemente folle possa diventare simbolo di identità e spensieratezza.
Forse il segreto del successo sta proprio qui: non nell’aver costruito il miglior natante del Mediterraneo, ma nell’aver regalato alla costa una storia che si racconta con un sorriso. Perché, nelle estati della Calabria, ogni volta che l’Ape scivola sull’acqua turchese e la gente applaude dalla riva, si rinnova un tipo di meraviglia antica quanto il mare — quella che nasce quando qualcuno osa immaginare l’impossibile.