UN ALLEATO SILENZIOSO

Seabin, il cestino galleggiante che sta ripulendo i mari da centinaia di chili di rifiuti

Dall’Australia il progetto ha viaggiato lontano ed è arrivato anche in Italia. Sono già 12 i Seabin installati in diverse località costiere

Seabin, il cestino galleggiante che sta ripulendo i mari da centinaia di chili di rifiuti
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Avreste mai pensato che, un giorno, avremmo potuto trovare dei cestini… anche in mare? Eppure è proprio quello che accade grazie al Seabin, un’invenzione tanto semplice quanto geniale: un cestino galleggiante che “mangia” rifiuti e purifica l’acqua.

La storia di Seabin

Tutto inizia da una tavola da surf. Siamo in Australia, e due amici, Pete Ceglinski e Andrew Turton, surfisti appassionati e amanti del mare, iniziano a notare qualcosa di terribilmente sbagliato: l’oceano non è più il paradiso cristallino di una volta. Bottiglie, mozziconi, sacchetti, plastica ovunque. E così nasce l’idea: "Se abbiamo cestini sulla terraferma per raccogliere i rifiuti, perché non averli anche in acqua?"

 

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Detto, fatto. Pete, ex costruttore di barche, e Andrew, impiegato nel settore nautico, mollano tutto e si dedicano al loro progetto visionario. Nasce così Seabin, il cestino che galleggia nei porti, nei laghi e nelle darsene, e che con una pompa e un sacco filtrante riesce a raccogliere fino a 20 kg di rifiuti per volta, intercettando plastica, microplastiche (fino a 2 mm), mozziconi, cotton fioc e persino oli e carburanti.

Come funziona Seabin?

Il funzionamento del Seabin è quasi poetico: installato nei punti in cui l’acqua è più ferma e i rifiuti tendono ad accumularsi, come i porti, aspira l’acqua con un movimento continuo, 365 giorni l’anno. La sporcizia resta intrappolata nel sacco in fibra naturale, mentre l’acqua, una volta filtrata, viene reimmessa pulita. Non è un pericolo per i pesci, che tendono a nuotare più in profondità. È, semmai, un alleato silenzioso del mare.

Ogni singolo Seabin può raccogliere oltre 500 kg di rifiuti all’anno. Basta svuotarlo quando è pieno: esattamente come un normale cestino, ma con il mare come pavimento.

Un’onda verde che arriva anche in Italia

Dall’Australia il progetto ha viaggiato lontano, spinto da onde di entusiasmo e collaborazioni. È arrivato anche in Italia, dove grazie al progetto PlasticLess di Coop e LifeGate, sono stati già installati 12 Seabin in diverse località costiere. L’obiettivo? Arrivare a 25. E i risultati si vedono: già 2.400 kg di rifiuti raccolti, pari a circa 480.000 sacchetti di plastica. L’obiettivo dichiarato per il 2021 era ambizioso: raggiungere 12.500 kg di rifiuti rimossi. Un passo dopo l’altro, un cestino dopo l’altro, ci si sta avvicinando.

Seabin, il cestino galleggiante che sta ripulendo i mari da centinaia di chili di rifiuti
L'inaugurazione del Seabin in Lombardia

Nel frattempo, anche la Darsena di Milano è diventata casa per un Seabin, grazie all’impegno di Saipem e LifeGate, con il sostegno della Regione Lombardia. Alla cerimonia era presente anche l’assessore all’Ambiente e Clima Giorgio Maione, che ha definito il progetto “un esempio concreto di come la tecnologia possa servire l’ambiente”. E quando un’innovazione ecologica arriva persino in una città senza mare, vuol dire che la sua forza simbolica è già altissima.

Non solo pulizia: anche consapevolezza

Oltre alla raccolta dei rifiuti, Seabin svolge un ruolo altrettanto importante: sensibilizza. Vedere questi “cestini del mare” all’opera è un invito silenzioso ma potente a riflettere sul nostro impatto quotidiano sull’ambiente. Ogni bottiglietta, ogni cicca, ogni pezzo di plastica conta. E ogni gesto per evitarli, anche.

C’è di più: Seabin raccoglie anche dati. Studiando i rifiuti raccolti, gli scienziati possono analizzare il tipo di inquinamento presente in un’area e capirne le conseguenze su ecosistemi e salute umana. Una funzione preziosa, che trasforma ogni sacco pieno in una piccola miniera d’informazioni ambientali.

Da ricordarsi comunque, come il Seabin non sia una bacchetta magica. Non può salvare da solo tutti i mari del mondo. Ma è una goccia positiva in un oceano di problemi, un piccolo gesto concreto che può fare la differenza se replicato, sostenuto, accompagnato da politiche ambientali e cambiamenti di abitudini.